martedì 11 novembre 2008

I pensieri invisibili - Catalogo 3 -

Metto delle parole sul tavolo; e lascio
che se ne servano, che le taglino a fette, sillaba per
sillaba, per portarle alla bocca – dove le parole 
si uniscono di nuovo, per cadere sul tavolo.

Così, conversiamo gli uni con gli altri. Scambiamo parole; 
e rubiamo altre parole, quando non
le abbiamo; e cediamo parole, quando sappiamo che sono
in più. In tutte le conversazioni avanzano le parole.

Ma ci sono le parole che restano sul tavolo, quando
ce ne andiamo via. Diventano fredde, di notte; se una finestra
si apre, il vento le soffia per terra. Il giorno dopo,
la donna delle pulizie le spazzerà nei rifiuti.

Perciò, quando me ne vado, controllo se sono rimaste
parole sul tavolo; e le metto in tasca, senza che nessuno
se ne accorga. Poi, le conservo nel cassetto della poesia. 
Un giorno, queste parole serviranno a qualcosa.
(Nuno Jùdice)  

Lungimirante esempio di oralità organizzata e compostaggio di rifiuti alfabetici.
Utilizzabile anche oltre le mura domestiche e codice di difesa dalla presunzione di proprietà privata.

martedì 4 novembre 2008

I pensieri invisibili - Catalogo 2-

Se io lotto in un luogo preciso contro la povertà, non ho bisogno di un programma globale contro la povertà. Io mi impegno nello specifico e metto tra parentesi la globalità[…]
Voglio dire: che si parli di un ristorante o un altro luogo da vivere, dobbiamo creare un luogo che sia altrettanto abitabile dalle persone. Distruggerlo non è sufficiente, in ciò è la sfida grande: viene chiesta più energia per creare alternative che per combattere l’esistente.
La rabbia è giusta, legittima, non dico che sia ignobile, ma la rabbia non è sufficiente.

(M. Benasayag)

Scomodo esempio di pensiero positivo (mi impegno, dobbiamo creare, è la sfida, viene chiesta, è giusta) che sfida i luoghi comuni (di tutti) e sollecita a vivere non di solo pane, non di sole deleghe, non di sole lacrime. Quando il futuro si chiama presente, quando noi siamo io, le grammatiche si possono riscrivere.