mercoledì 10 febbraio 2010

Due angeli

A prima vista apparve poco chiaro perché Dio abbia creato la dimenticanza.
Ma il significato è questo: se non ci fosse la dimenticanza, l’uomo penserebbe continuamente alla propria morte e non costruirebbe case e non intraprenderebbe nulla. Perciò Dio ha posto negli uomini la dimenticanza.
Perciò un angelo è incaricato di insegnare al bambino così che non dimentichi nulla, e un altro angelo è incaricato di battergli sulla bocca perché dimentichi quello che ha imparato.
[Martin Buber, I racconti dei Chassidim, Guanda 1992]

Ho salito milioni di scale in questi ultimi tempi.
Se Montale non mi avesse bruciato l’idea giuro che ci avrei scritto una poesia, sulle scale, la solitudine, le borse della spesa di pensieri, il fiato corto e tutto il resto.
Che mi resta, allora?
I piedi forse, senza i quali non salgo e non scendo, e gli occhi non di chi mi accompagna, ma di chi incontro.
Pezzi di corpo, quindi, estremi e periferici come gli occhi e i piedi, a disposizione delle parti nobili, chiamate magari desideri, affetti, lavoro.
Sono salita portando pacchi di vita precedente che non potevo abbandonare, comunicazioni necessarie e urgenti e speranze indispensabili di trovare una malattia un po’ meno malata.
Le discese sono state leggere, senza i carichi dell’andata, tutti appoggiati sulle guance dove avevo depositato un bacio o sui pavimenti coperti dalla polvere del nuovo, qualche volta congedati con le parole giuste.
Mi piacciono i piedi rallentati dalla fatica della salita e dalla memoria di ciò che si deve fare una volta là su e amo i passi veloci della discesa che hanno lo sguardo lieve, qualche volta anche brutalmente svuotato ma pur sempre leggero, che si ha solo quando si sente che si sta godendo un lusso prezioso, magari solo per il tempo di qualche rampa di scale: il dovere è stato depositato e c’è uno spazio saputo per ascoltare gli sguardi di chi quelle stesse scale sta salendo a sua volta.

lunedì 1 febbraio 2010

Ieri oggi domani e anche dopo, cioè sempre

- Be’, sa le anitre che ci nuotano dentro? In primavera eccetera eccetera? Che per caso sa dove vanno d’inverno?
- Dove vanno chi?
- Le anitre. Lei lo sa, per caso? Voglio dire, vanno a prenderle con un camion o vattelapesca e le portano via, oppure volano via da sole, verso sud o vattelappesca?
[J.D. Salinger, Il giovane Holden, Einaudi 1996]

Dove se n’è andato Elmer
Che di febbre si lasciò morire,
dov’è Herman bruciato in miniera.
E cosa ne sarà di Charley
Che cadde mentre lavorava
E dal ponte volò e volò sulla strada
[F. De Andrè, La collina]

Il sacro vive delle repliche di una epifania.
Il quotidiano sopravvive per il desiderio replicato di una risposta.
In nessuno dei due casi qualcuno impara o sa.