venerdì 9 aprile 2010

Buone maniere

Insieme al caffè si offrono, di solito, cioccolatini, caramelle, dolcetti. I tovaglioli sono consigliabili, anche se non indispensabili. Quello che è indispensabile è il cucchiaino, che a volte la cameriera dimentica [...]
[Il galateo di Brunella Gasperini, Sonzogno Editore 1988]


Leggo che alcuni bar nel loro tariffario applicano già un supplemento per il latte del caffè macchiato. Molti altri esercenti sembrano intenzionati a seguire le orme dei pionieri della maggiorazione facile.
L’elenco degli arrotondamenti è presto fatto, dicono i giornali. Il limoncello non richiesto servito a fine pasto, la maionese e il ketchup nei fast food, l’informazione turistica alle edicole: sono solo qualche esempio di una nuova filosofia di vita, prima ancora che di una sfacciata ingordigia commerciale.
Quando si acquista qualcosa è questo qualcosa che si paga: se si vuole aggiungere qualcos’altro, si paga anche questo altro.
L’altro è sempre un’aggiunta a ciò che siamo e abbiamo e ha sempre un prezzo che paghiamo regolarmente, come dovremmo sapere in questi tempi generosi e aperti: nel condominio è approdato da poco un altro inquilino che cucina solo cose puzzose e i nuovi arrivati nella compagnia di nostro figlio sono giovanotti foresti, ma poi...anche un’altra fetta di torta ci potrebbe costare un’indigestione.
E allora? C’è poco da indignarsi per il pagamento degli accessori del benessere e dello sfizio.
Penso che papà la pensi così, senza avermelo mai detto.
Ancora l’altro giorno, al cassiere un po' stupito di un bar ha elencato con precisione le consumazioni di tutti e ha sottolineato con un certo orgoglio che poi, dopo tutto il resto, sì, c’erano anche due caffè, macchiati però, sa, noi l’abbiamo preso macchiato. In quel momento era bello sentirlo denunciare l’acqua frizzante, il the con il limone, il cappuccino con una spruzzata di cacao e l’orzo in tazza grande. È stato un pomeriggio di optional, in cui l’occasione l’ha fatto sentire un mecenate della frivolezza complementare, che quasi mai nella vita si è concesso e che naturalmente era pronto a pagare.
Altra generazione, certo, temprata agli usi della necessità, capace di sottrarsi ai lussi delle patatine con il calice di vino, che un tempo era solo un bianchino (a proposito, il nonno lo beveva spruzzato dei liquori più inverosimili – chissà quanto e se pagava il supplemento - e sembrava proprio gustarsela questa civiltà ripiena di superfluo).
Anch’io l’estate scorsa sono stata garbata e rispettosa del nuovo che avanza. A Roma a un chiosco a ridosso dei Fori Imperiali, ho chiesto una mezza minerale liscia, ma con vista sulla spianata dei Fori. Cortese, il barista mi ha porto uno scontrino di quattro euro.

P.S. Qualcuno dirà: ma con tutto questo tempo di silenzio, e gli avvenimenti importanti, Pasqua o le elezioni, tanto per dire, questa ritorna con ‘ste scemenze? Va bene, dai, per la Pasqua confido... che ritorni l’anno prossimo e per il resto...spero non ritorni allo stesso modo. D’altro canto, donna di periferie mentali sono...