domenica 26 settembre 2010

Per quanto puoi

E se non puoi avere la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto puoi: non sciuparla
nell’eccessivo commercio con la gente,
nei traffici frenetici e nelle troppe ciance.
Non sciuparla esibendola
e portandola in giro esposta
alla quotidiana insensatezza
delle relazioni e degli incontri,
fino a renderla una cosa estranea, fastidiosa.
[C. Kavafis, Per quanto sta in te, in Cinquantacinque poesie, Einaudi 1979]


A volte non mi accorgo dei tornanti della vita, a volte sì. Però ci sono e me li faccio tutti.
E poi dipende da quali scarpe ho indossato e se ho cambiato le gomme della macchina e ho pensato prima di parlare e ho fatto benzina e mi sono coperta bene d’inverno e ho sorriso per prima e ho portato un cappello per il sole e riesco a dire la cosa giusta al momento giusto e ho preso un bastone da passeggio e sto zitta quando avrei voglia di parlare e ho spiccioli per il parcheggio e riesco a sembrare intelligente perché gli altri non possono fare a meno di crederlo e buongiorno la trovo bene quando io non mi trovo affatto e non ci sono i soldi per un viaggio preferibilmente senza curve su una bella strada e uccido il desiderio di uccidere qualcuno mentre questo qualcuno sta già uccidendo me.
Così per dire.

domenica 19 settembre 2010

Aspettami

Aspettami ed io tornerò,
ma aspettami con tutte le tue forze.
Aspettami quando le gialle piogge
ti ispirano tristezza,
aspettami quando infuria la tormenta,
aspettami quando c’è caldo,
quando più non si aspettano gli altri,
obliando tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami quando da luoghi lontani
non giungeranno mie lettere,
aspettami quando ne avranno abbastanza
tutti quelli che aspettano con te.
(K.M. Simonov)


Il tempo fugge, si dice, invecchia in fretta e noi con lui.
Era Natale, è già Ferragosto, tra poco di nuovo Natale.
In mezzo le inezie, le baruffe, le ansie.
Ma il tempo è intorno, mai in mezzo (non si dice, chissà perché, tra il dire e il fare c’è di mezzo il tempo: o forse mare è il nome del tempo quando, raramente, si può vedere e toccare).
Il tempo non dice e non fa, aspetta.
Lo immagino seduto a bere un bicchiere alla nostra salute e ad aspettare che ci passino i brufoli.

sabato 11 settembre 2010

Ciao

A chi va e a chi viene.

A chi non tornerà più, ma ci ha lasciato i ricordi di un cortile di fiori e di carbone.

A chi parte per la Spagna a cercare la sua strada (o un paio di occhiali per vederla).

A chi non arriverà, come succede quando si crede di essere ormai grandi.

A chi non ringrazia, perché si perde il meglio.

A chi non sa fermarsi e così non conoscerà mai i finali delle storie.

A chi vuole solo comandare (ma poi forse se sta male rinsavisce).

All’estate, che ha più certezze di noi di tornare.

All’inverno che è freddo solo perché non ci copriamo abbastanza.

A chi porta pazienza, perché intanto la pazienza gli dilata il tempo.

Al nuovo anno, anche se ci hanno insegnato a non parlare con gli sconosciuti.

A chi a volte ritorna, come me.