Ormai vedo molto raramente il mio cane nero non mio.
Musonero è stato per due anni l’appuntamento di ogni mattina, ma oggi percorro altre strade e lo vedrò sempre meno. Arriverà un giorno in cui lo immaginerò e basta. Un cane invisibile che solo altri potranno vedere.
I traslochi servono anche a questo, a rinnovare il guardaroba delle nostalgie e dare agli occhi altre opportunità.
Comunque ultimamente aveva cambiato un po’ posizione, non si metteva più davanti alla porta d’ingresso della casa come avevo già raccontato; la sua ciotola l’aspettava all’ombra del pollaio oppure, se il sole aveva camminato veloce, sdraiato in un angolo della casa ai piedi della rosa e della rastrelliera delle biciclette.
Musonero cambia posto ma non obiettivo. Come a dire: senti un po’, sai bene che devo mangiare, che ho fame, ma non posso stare ad aspettare proprio i tuoi comodi e intanto bruciare al sole o inzupparmi di pioggia se tu ritardi. Io aspetto ma mi guardo intorno, mi proteggo un po’, finché ti decidi a uscire per me.
Forse si può provare a essere come lui aspettando le mani piene del padrone.
Il cibo non è più un desiderio. Mangiare è uno scopo e si mette nella posizione migliore per riceverlo. Il desiderio rende vulnerabili e ti sfinisce, avrà pensato, ti fa stare in piedi teso e proteso verso qualcosa che ti fa dimenticare anche del tuo male di zampe e della tua gola riarsa. E invece è bene avere un obiettivo senza desiderarlo, non troppo almeno: puoi permetterti il lusso di essere tenace nella pazienza e non nella brama, e forse impari a non ingozzarti ma a spiluccare, i pensieri di prima e le cose di dopo. E intanto scegli ciò che è meglio per te durante l’attesa. Poi magari scopri che l’obiettivo raggiunto coincide con il desiderio coltivato e puoi anche gioire della sorpresa. Due felicità al posto di una (possibile) delusione. Sembra un buon affare.
Buon compleanno così, allora.
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