sabato 7 aprile 2012

Lato bi

Sai di essere l’unica persona che scuote il capo esasperata quando mi ostino a fare battute e chiacchiere insulse, quando mi rifiuto di essere diretto. A nessun altro ha mai dato tanto fastidio quanto a te. Sei il solo a volere che dica sempre qualcosa di vero.
[C. Tóibín, La famiglia vuota, Bompiani 2012]

Dovremmo frequentare dei corsi (e non basterebbe), per capire il lato bi.

Della domenica, il lunedì.

Di capodanno, l’ultimo giorno dell’ultimo mese.

Di un bacio, l’alito.

Di un bambino, l’adolescenza.

Di una promessa, l’ansia.

Di una partenza, il ritorno.

Di una dormita, i capelli schiacciati sulla nuca.

Di un libro letto, il dorso piegato.

Di una pizza, il bordo di pane scartato.

Dello sport, il sudore.

Di un saluto, il commiato.

Di un mazzo di fiori, un prato o una serra vuoti.

Della discrezione, l’indifferenza.

Di una parola, il silenzio.

Della vita, i cecchini.

Qualcuno lo potrebbe chiamare anche verità, ma il suo soprannome è lato bi.

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