domenica 6 gennaio 2013

Resistenza e resa


Carta e penna sono di uso generale e, così si crede, la lingua italiana, il cui vocabolario fra l’altro va sempre più comodamente riducendosi. Quindi il tassista come il cardiologo, il commercialista come il portiere prima o poi un romanzo rischiano di scriverlo. [...] L’unica modesta proposta che ho avuto occasione di fare per arginare l’ondata è il razionamento della carta: tot carta pro capite, e deve bastare per tutta la vita.
[G. Cherchi, Scompartimento per lettori e taciturni, Feltrinelli 1997]

Va bene, ci ho provato.
Nel dubbio ho tolto, agendo in osservanza della “legge Fruttero”, che non a caso è l’autore citato nell’ultimo blog dell’anno scorso, e nel rispetto del "comandamento Cherchi”, che è stata e resta un riferimento morale, prima ancora che letterario.
Ho provato il silenzio, l’ho cercato anzi, (an)negando le parole.
Una specie di dichiarazione di voto per il futuro, insomma, o di vita, fate voi.
Non è che non abbia funzionato, anzi. Ma, poi... mi è sembrato di capire che il silenzio del mare ha bisogno di voce e scrittura perché sia silenzio vero, vera resistenza ai tempi infelici.
Riproviamo. 

1 commento:

Sabrina ha detto...

E' bello leggere di nuovo i suoi pensieri e vedere che lascia il silenzio ad altri.