sabato 18 agosto 2007

Le vite degli altri

Forse Montale non aveva del tutto ragione quando in occasione della consegna del premio Nobel disse più o meno che, in fondo, la poesia è del tutto inutile alla vita.
In effetti, senza poesia, ma anche senza musica e cinema e teatro si può vivere bene, non benissimo magari, ma certamente bene sì.
Utile alla vita è invece un lavoro e una casa, il cibo, un qualunque libretto di istruzioni per un qualunque aggeggio tecnologico da cui siamo circondati. In molti casi sono utili dei mezzi di trasporto, i vestiti, il denaro più di tutto.
Il resto, non solo l’arte, non è strettamente necessario e può essere addirittura un ostacolo: i sentimenti, per esempio, sono ingombranti, possono essere fraintesi o male interpretati, qualche volta bucano il cuore, diventano una raffineria di dolore. Per non parlare della passione politica o della fede che in ogni tempo hanno consapevolmente separato più di quanto abbiano loro malgrado unito.
Se gli uomini fossero minimamente ragionevoli si asterrebbero dall’inutile della vita. E invece vediamo e viviamo vite affollate di aspettative, desideri, confusioni e delusioni, spesso senza trovare un senso o sperare di dipanarne i nodi in una via di uscita.
Poi un giorno ci imbattiamo in qualche cosa che crediamo abbastanza superfluo per la nostra vita impastata di necessario e inutile, magari un concerto, un libro o un film e accade che qualcuno che condivide l’esperienza ci dica che «è bellissimo, perché è semplice e la semplicità spiega e risolve sempre, in fondo…».
Ecco, non ce n’eravamo ancora accorti: ogni vita, la più meschina o la più brillante, riesce a morire per le ‘complicanze connesse all’intento di vivere’. A quel punto, prendersi una pausa e assistere a una vita osservata e raccontata dalle parole o dalle immagini, poco importa il mezzo, permette di riscoprire la nostra nella semplicità che ne tiene i fili e che a volte dimentichiamo di vedere.
Nell’inutile racconto dell’arte, le vite altrui diventano non solo travi di male da accusare e spezzare, ma pagliuzze di bene da imitare e regalare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Sophie sembra essere la depositaria del reale. E' stato grazie alla sua gioia di vivere che ho imparato a perdonarmi, ma soprattutto ad amarmi e a vedermi bello. Prima di incontrarla non ero mai stato educato a vivere. Non ero in grado neppure di scoprire e vedere la bellezza nelle cose, ma quando ho imparato a riconoscerla mi ha salvato. Sono stato salvato dalla bellezza. La questione non era semplicemete diventare piu' belli, ma imparare a guardare. Se si porta una persona che non conosce l'arte davanti ad un quadro di Picasso, probabilmente vede solo mostri, proporzioni sbagliate, scarabocchi. Come il disegno di un bambino con poco talento. Apprezzerebe sicuramente un quadro di Botticelli. Pero' chiuque conosca l'arte ed e' capace di guardarla sa che Picasso e' considerato uno dei piu' grandi artisti del Novecento. Bisogna imparare a vedere le cose. Sophie mi ha insegnato questo e ha completamente cambiato il mio rapporto con gli altri. Ho compreso che potevo realizzare le cose che volevo, ho imparato ad avere rispetto per la mi persona, a capire che avevo un valore. Ho imparato a vedere. E' stata lei ad insegnarmi che ci vuole molta disciplina per essere uno spirito libero."
Fabio Volo, Un posto nel mondo