e per tutti coloro per i quali domani è un altro primo giorno.
È come capodanno.
Un tempo lo festeggiavo al di là della cattedra come capita a tutti, oggi al di qua, come accade ai pochi che non sono riusciti ad allontanarsi da un passato che certo hanno amato più di ogni altra cosa.
Ricordo un trenta settembre (una volta la scuola iniziava il primo ottobre) di trent’anni fa, vigilia della prima superiore, al ritorno da un’interminabile visita medica per i piccoli di casa.
Si cenava tutti insieme con la disinvoltura e l’allegria che di solito toccava solo alle cene del sabato.
Il sabato era, infatti, un giorno speciale, se non altro per la spesa che si svolgeva come un rito in uno dei primi supermercati aperti in zona e per la cena di prelibatezze acquistate già pronte che ne seguiva. Si mangiava vociando, elettrizzati per la quantità degli acquisti, spesso rubando dai piatti del vicino i bocconi che sembravano più appetitosi. Era quasi tutto permesso e senza rimproveri.
Non è che accadesse proprio tutti i fine settimana: c’erano, come dire, sabati più sabati degli altri, sabati della spesa “grossa” dalla festa garantita, il cui clima spensierato si spandeva oleoso anche sulla domenica successiva.
Ogni tanto, però, il calendario si sbagliava e in certe occasioni moltiplicava questi giorni speciali.
Poteva accadere il lunedì o il giovedì, non importava: contava l’imprevisto che spingeva una famiglia numerosa di figli bambini a un esodo magari programmato ma che comportava un rientro disordinato e una cena improvvisata.
Una visita dal pediatra era quanto di più frequente poteva capitare e sollevava l’attesa più frizzante, almeno in noi figli. Sapevamo che ci avrebbe atteso un pasto non solo fuori orario, ma soprattutto fuori controllo.
Anche quel trenta settembre doveva essere un ‘sabedì’, cui si aggiungeva l’ansia per l’inizio della scuola. Erano anni in cui le addizioni sommavano quasi esclusivamente emozioni positive e tutto diventava nutrimento.
Durante la cena ascoltammo dalla voce composta e ufficiale del presidente della repubblica il messaggio augurale per il nuovo anno. L’attività delle forchette fu sospesa di colpo: il rispetto delle istituzioni che ci era stato insegnato e il fatto che il messaggio fosse diffuso a reti unificate dalla televisione ci imponeva immediato rispetto, anche se dubito che noi si capisse quello che l’autorità andava dicendo sull’importanza della scuola.
Ricordo però l’emozione. Vedo ancora distintamente dove ero seduta quella sera e ricordo che pensai di voler provare per sempre il sapore di quell’emozione, di quel senso di attesa e di sorpresa che in qualche modo il messaggio lasciava presagire mi sarebbe toccato il giorno successivo.
Forse è per questo. Che ho fatto l’insegnante, intendo.
Per l’emozione di parole al prosciutto, verrebbe da dire.
Per l’emozione che si prova prima di scartare i regali, quando immaginare è più bello di scoprire.
Da allora ogni anno è un po’ come allora. Anche se spesso il tempo delle sottrazioni ha rubato la scena alle somme.
Per questa sera ho scelto un concerto.
Niente prosciutto, meglio Beethoven, vista l’età. Magari L’eroica aiuta di più.
3 commenti:
mi ricordo anch'io i nostri giorni di festa......era molto bello .... per lo stare insieme, per il clima che ne scaturiva, i sorrisi e le confidenze che nascevano dopo queste cene baldanzose.
un bacio!
Alex
Ringraziamo quel 30 ottobre e le emozioni che lei ha provato,allora...altrimenti non potrei essere qui a leggere una versione meno nota di Stefania.. comunque la riconosco,mi sembra di vederla,scorrendo con gli occhi tra le righe dello schermo,la stessa professoressa che ci ha incoraggiati ad affrontare tutti i primi giorni di due anni,cosi intensi e al contempo cosi brevi.
con affetto,una sua (purtroppo)ex alunna.(a presto!)
Ecco, bisogna prende ogni giorno come se fosse un "primo giorno" di qualcosa... Ad esempio, oggi è stato il primo giorno in cui l'ho chiamata dopo tanto tempo! Domani sarà un altro primo giorno e sarà bellissimo... anche solo per una sensazione nuova o un raggio di sole o tutte queste cose che mi fanno impazzire di gioia.
Avrà poi capito chi sono? ne sono convinta... Bene, ora vado a mandarle la mail promessa, così suo marito non sarà più geloso (a proposito, che bella foto! ma bello anche il blog... eheh... non solo esteticamente).
S. Efy
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