martedì 8 aprile 2008

Per esempio uno

Il degrado del linguaggio non è un problema di parole, ma deriva da un comportamento pratico, cioè dall’esempio. Mi colpisce il fatto che dell’esempio non si parla mai, anzi non esiste come categoria di giudizio del proprio e dell’altrui comportamento: eppure sappiamo che tutto viene da lì.
L’esempio non nasce dalle prediche, ma dalla vita, quella che si svolge nelle scuole, negli ospedali, negli eserciti, ovunque si stia insieme.
[V. Foa, F. Montevecchi, Le parole della politica, Einaudi 2008]

Per Chiara e i suoi sogni. Per la sua voglia di studiare la storia e di non fare i gelati. Per i primi biscotti che mi ha regalato e i quiz della patente preparati sul divano. Per quando si è sentita una principessa rimbalzosa e si è finalmente addormentata.
Per Arianna e le sue scarpe scozzesi e il suo sorriso così profondo che non riesce ad arrivare in superficie. Per la sua famiglia e la sua mamma di cui un giorno racconterà la storia perché le parole non le hanno mai fatto paura e stanno solo aspettando di scendere alla fermata giusta.
Per Francesca e la sua voglia di spiegare l’arte. Per gli errori di ortografia che sono la sua passione insieme ai brillocchi e perché sa asciugare il pavimento.
Per Dino e il suo liceo avventuroso e gioioso che faceva arrabbiare i benpensanti e i deboli di cuore. Per un tema e una dedica. Per la tenerezza verso il suo amore che è la più dolce e la più bella.
Per Alessandra e la paura di rimanere sola. Per i funghi del suo papà che sanno di mani e di bosco. Per i suoi regali di Natale, protettivi e caldi come quelli di una figlia adulta.
Per Camilla e la sua testa china nel prendere gli appunti durante le lezioni di letteratura. Per le sue risposte belle e sapienti che io non avrei saputo dare. Per quello che non ha mai voluto dire.
Per Ilaria, per la sua rabbia e i suoi occhiacci di fuoco. Per il suo pianto senza lacrime. Per la sua intelligenza al limone. Per la facoltà che ha scelto e le crespelle che sanno di mamma e di Natale.
Per Claudia che c’è da lontano. Per quando gli occhi le si accendono di vita, lei che pensa troppo e qualche volta si chiude in un guscio di nostalgia.
Per Andrea e Chiara, insieme contro le tristezze.
Per Cristina, che tanti anni fa mi ha regalato “La fabbrica di cioccolato” e si è firmata ‘Cristina la pazza’. Per i suoi capelli che rimarranno crespi come i suoi pensieri, lo so.
Per Francesca, zitta e pensierosa. Per la sua lotta contro quello per il quale gli altri lottano, ma sempre in silenzio per non disturbare il mondo.
Per Nicola e il suo parlare lento, il suo ragionare misurato come quando traduceva le frasi di latino. Per i suoi pesci che gli spiegano perché e dove.
Per Laura, per una telefonata lunga due ore e una finestra di troppo. Per i libri della riconciliazione.
Per Andrea e i Persiani. Perché adesso è grande ma lo è sempre stato.
Per Stefano e le telefonate stupide. Per la sua mamma.
Per Randa, per quando era un uovo. Per la corrispondenza d’amorosi sensi. Per le idee che non ha ancora avuto e le parole che ha già.
Per Sara ubriaca tutte le sere e le telefonate al mattino per svegliarla. Per un sms e un concerto punk.
Per Serena che lo è anche di fatto. Per il suo Alessandro Magno, amore per sempre, e per i suoi temi senza tormento eppure bellissimi.
Per Linda che tormentata lo è sempre stata. Per la sua grafia veloce e oscura e la sua scrittura sconfinata. Per i suoi non so e per un libro di Simenon.
Per Simone e le sue vecchiette che stanno diventando bambini. Per quel giorno alla stazione di Como.
Per Vera e il suo pensiero sulle farfalle.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"Ah,che tempaccio!" esclamò l'uomo.
Fu la prima a stupirsi quando schiuse le labbra e disse: "Tutt'altro. La frase giusta non è "che tempaccio",ma "è una bella giornata di pioggia"!"

leggendo queste righe di Schmitt,ho pensato subito a lei.
Vuoi perchè è grazie alla dolce e premurosa prof di italiano-dello scorso anno,si intende!- se ho scoperto e amato questo autore..vuoi perchè ricordo che tra le cose particolari che le piacciono rientra anche il camminare sotto la pioggia..visto che sono appena rientrata da una passeggiata di questo genere,le ho fatto una visitina in viale libertà.
Appena ho un momento le scrivo una mail,o magari una telefonata..visto che settimana prossima si parte per Cracovia!
A presto,un abbraccio.
Giulietta

Anonimo ha detto...

"ho sempre pensato che la scuola fosse fatta prima di tutto dagli insegnanti. In fondo, chi mi ha salvato dalla scuola se non tre o quattro insegnanti?"
D. Pennac, Diario di scuola

alla mia ortografia ormai ci pensa la correzione automatica di word ma per tutto il resto io sono stata salvata da un'insegnante sola...
grazie prof

efylove ha detto...

grazie

sere "di nome e di fatto" (è assolutamente vero!)