Non sapere cosa dire salverà pure se stessi dall’abisso ma, qualche volta, sogna di spingere l’altro nell’abisso. Così, per risolvere un problema.
"fabbricare, fabbricare, fabbricare / preferisco il rumore del mare / che dice fabbricare fare e disfare / fare e disfare è tutto un lavorare / ecco quello che so fare. scrivete. addio" (D. Campana, Cartolina postale del 13 ottobre 1916, in S. Aleramo, D. Campana, Un viaggio chiamato amore. Lettere 1916-1918, Feltrinelli, Milano 2000, p. 72)
domenica 26 febbraio 2012
Dire o non dire
martedì 21 febbraio 2012
Su e giù
Non è che noi facciamo cose diverse “ immediatamente dopo”. In genere noi facciamo tutto“mentre”, e così ci alleniamo moltissimo: la nostra vita è una specie di condominio senza ascensore, di casa con tante finestre, di album di figurine (non importa se doppie, ci piacciono anche di più).
Rispondiamo al capo mentre speriamo che il figlio piccolo abbia meno febbre; facciamo la spesa mentre ripassiamo la relazione per la riunione della mattina successiva; prepariamo la cena mentre ascoltiamo le infelicità sentimentali della figlia grande.
E, garantisco, si può parlare di letteratura, di filosofia e anche di scienza mentre si sorride, non in superficie, ma proprio dentro, in fondo al cuore e alla pancia, un po’ contente di essere le uniche in grado di partorire il “mentre”.
domenica 12 febbraio 2012
Per piacere
Capita spesso di sentire persone che, nel fare il loro lavoro o, meglio, nell’enunciare il lavoro che stanno per fare (e già su questo ci sarebbe più di qualcosa da dire), dicono all’interlocutore che “per correttezza” lo informano.
Il più delle volte di “corretto” in tutta questa informazione (e nella relativa azione) non c’è nulla, salvo l’interesse privato e il calcolo personale ipocritamente nascosto nella formula di cortesia non richiesta.
Come non dubitare istintivamente di chi si dice corretto?
Primo, perché se lo dice da solo, quasi fosse, nel contempo, maestro e studente, promotore e promosso.
E poi perché nei momenti che contano davvero nella vita nessuno si sognerebbe di fare alcunché per correttezza, semmai per misericordia, per passione o compassione, magari per necessità, qualche volta per amore (incredibile, vero?), ma per correttezza no, davvero no.
Evitiamo di evocarla, la correttezza, che quando compare attecchisce nel prato della vita come un’erba infestante e lentamente soffoca i fiori, del piacere o del dovere che siano.
domenica 5 febbraio 2012
Sceneggiature
Non ho trovato la scala di misurazione della stupidità, ma l’unità di misura è sicuramente il P.L.U. (parola in libera uscita).