Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
[Luca 2,51]
La leggerezza felice della sera del 14 gennaio.
Il dolore incredulo e paralizzante di due giorni dopo.
Il sorriso di Alice, il 15 di febbraio.
La scoperta e la marcia forzata delle settimane successive.
L’afa del 2 marzo.
La rosa nel secchio dell’ultimo giorno del mese.
Le scale dei sabati di aprile.
Pasqua di Resurrezione.
La prima notte del primo maggio.
Le scatole piene e rotte del passato e del lavoro.
La luce nuova di giugno.
La guarnizione più lungha del mondo.
La notte del 10 luglio e la gioia nei passi del 12.
La mattina buia del 13.
La rabbia stanca di Ferragosto.
Le foglie dei platani, una treccia d’aglio e una bottiglia di Falanghina che si può bere solo lì.
Lo schifo del 2 settembre.
La sorsata di bene del 9.
Le passeggiate in bicicletta come in un’ottobrata romana.
I silenzi protettivi del mio amore.
Il buio di novembre nel cuore e nei pensieri sul futuro.
La stima e la fiducia dei compagni di viaggio.
In cucina, la sera infinita e sfinita dell’11 dicembre.
Il natale del 22 dicembre (che poi era già il 23).
L’onda che si spegne non è meno salata di quella che arriva e l’ultima neve non è più bianca di quella che l’ha preceduta, perché anche il mare e la neve sono nomi plurali che proteggono nella propria ombra il bene e il male di sé (come tutti, in verità).
Non butto nulla, non tengo nulla.
Se si può invecchiare ringiovanendo, si può custodire facendo spazio.
Buona raccolta di nuovi giorni.
1 commento:
Buonasera, prof! Le faccio i miei migliori auguri di buon anno, benchè in ritardo. Spero che vada tutto bene e di rivederla presto! Mi scusi se non mi sono fatta sentire prima... La specialistica mi assorbe ancora di più, ma sono felicissima di questa scelta. Intanto, la saluto con tanto affetto e le mando un forte abbraccio! Carolina
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